Contro la tribù

Hayek, la giustizia sociale e i sentieri di montagna

Alberto Mingardi, Marsilio (2020)

Tra tutti i sistemi politico-economici, il liberalismo è quello che più volte nella sua storia ha subito sconfitte epocali – ma anche rinascite inaspettate. Già «orfana» dell’Ottocento, con l’affermarsi dei totalitarismi e di ambiziosi progetti di ingegneria sociale, l’idea di una rigida limitazione dei compiti e degli strumenti della politica apparve del tutto anacronistica, così come l’ambizione di fondare la pace fra nazioni attraverso il libero scambio di merci e persone. In questo contesto l’economista austriaco Friedrich von Hayek (1899-1992) fu tra i primi a comprendere la necessità di rifondare una teoria politica in cui non solo il mercato, ma anche il diritto e il suo linguaggio fossero considerati istituzioni in continua evoluzione, regolate dall’incontro fra domanda e offerta e non da governi o intellettuali. Dal trasferimento in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale al premio Nobel, in questo ritratto a tutto tondo Alberto Mingardi prende spunto dalla biografia dell’autore della “Via della schiavitù” per raccontare la strada presa dal pensiero liberale dal secondo dopoguerra a oggi, in cui il riaffacciarsi di nuove forme di nazionalismo sembra mettere a repentaglio ancora una volta un modello di società aperto e plurale. “Mingardi”, ha scritto Angelo Panebianco sul Corriere della sera, “ricostruisce con un linguaggio brillante e comprensibilissimo la visione di Hayek dei processi evolutivi e mostra come e perché la scelta del più profondo pensatore liberale del XX secolo di provare l’inconsistenza e la pericolosità dell’idea di giustizia sociale discenda dalla sua visione della evoluzione sociale”.

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